Corriere della Sera – Centrale, i segreti di un avvio da grande sprinter
Il campionato di basket è una corsa a tappe, come i grandi Giri. Ma non conta solo andare forte in montagna. Il percorso della Centrale del Latte, sin qui, somiglia a quello di un outsider che pedala con intelligenza. Nell’ombra, calibrato nelle mosse, lasciando la vetrina agli altri. È il vantaggio l’unico delle due gare rinviate a Codogno e Torino. Brescia sta dimostrando di essere da primissimi posti in classifica, non ha ancora perso un match a casa propria, eppure i riflettori sono tutti per Verona, Casale e Agrigento. Così come si erano accesi per la spumeggiante Biella, trasformatasi però da champagne a gazzosa dopo il -20 del San Filippo. La riprova migliore per stabilire che la Centrale, quest’anno, sembra un mosaico equilibrato non solo a parole. Sono tre su tre. In casa, d’accordo, con 4 trasferte in 11 giorni da domenica prossima sino al 13 novembre. Un Gran Premio della montagna dietro l’altro, cui però Diana arriva con la forza di numeri che esulano dalla certezza di essere l’unica imbattuta con gli scaligeri. La Centrale vanta la terza difesa del campionato, rafforzata dai miseri 65 punti concessi al (tutt’ora) al miglior attacco della A2, mentre in attacco sfrutta le abilità nell’area pitturata dei suoi lunghi. Brescia predilige il tiro da due rispetto alle conclusioni dai 6,75 metri, è terza sotto canestro e la migliore a rimbalzo. Non è solo merito della possanza di Cittadini, Brownlee e di Benevelli, perfetto ricambio dalla panchina. È un atteggiamento mentale, figlio del motto secondo cui «i rimbalzi vanno a chi li vuole prendere, non a chi è più alto». Non a caso, nessuna formazione sciorina più assist dei biancoblù, saldi nelle mani di Fernandez. Poi, certo, arrivano gli americani. Brownlee e Nelson fatturano il 48% dell’attacco bresciano. Chi arriva da oltreoceano, in A2, serve a questo. In più, il tandem Usa si è ambientato portando freschezza, umiltà, voglia di diventare una star senza la pretesa di esserlo ancora. Come quel Michael Jenkins, passato qui nel 2012-13 e arrivato a un passo dall’Nba dopo due anni di gavetta in Lombardia. Non c’è il suo nome nella lista dei 15 giocatori degli Oklahoma City Thunder. L’ultimo taglio, prima del via atteso stanotte, è stato il suo. Peccato.
Luca Bertelli