Giornale di Brescia – Centrale, la sesta perla è la più sofferta e preziosa
Ci sono tanti modi per vincere e Brescia li sta sperimentando in serie. Quello che ha consentito alla Centrale di conquistare la sesta vittoria in sette partite, terza in trasferta, è forse il più esaltante, per l’elevato tasso di difficoltà, cui ha contribuito la stessa squadra di Diana (sempre più di Diana e vedremo presto perché). I biancoblù infatti, già privi di Passera e con Giammò fermato dalla febbre a poche ore dalla partita, sono stati inizialmente «traditi» anche da Fernandez che, senza sostituti di ruolo, è incappato nell’antico e pervicace vizio di caricarsi di falli, costringendo il suo coach a richiamarlo in panchina dopo 6 minuti. Come non bastasse, la Centrale non aveva il consueto contributo dagli americani (19 punti in due, metà del fatturato abituale), sicché il tecnico ha optato già nel primo quarto per un quintetto tutto italiano, facendo debuttare il diciassettenne Bolis. Mazzone in questi casi diceva di aver fatto di necessità virtù: Diana si è limitato a parlare di rotazioni da allargare. Comunque sia, la Centrale ha concluso il primo quarto, nel quale ha tirato con un modesto (eufemismo) 31%, in ritardo di appena 5 punti, avendone messi a segno la miseria di 13. Tanta roba, avrebbe detto Cavasin (vent’anni a seguire il Brescia calcio evidentemente fanno riaffiorare i ricordi quando uno meno se lo aspetta…), anche se proprio in avvio di secondo parziale il quintetto di Zanchi raggiungeva il massimo vantaggio sul 23-13 nel periodo migliore di Ricci. Un momento nuovamente difficile, dal quale la Centrale usciva con un secco 8-0 che riapriva una gara che così non aveva avuto il tempo di chiudersi. E questo nonostante il terzo fallo di Fernandez prima del 15′. Brescia però aveva già dimostrato agli avversari di avere doti morali non comuni, ribadite su un 35-28 che sembrava preludere a una nuova fuga e puntualmente ribaltato con un nuovo 8-0 che mandava i biancoblù negli spogliatoi con un punto di vantaggio e suggeriva l’esaltante paragone con l’Araba Fenice, che notoriamente risorge dalle sue ceneri. Da quel momento in avanti la gara cominciava, lentamente ma inesorabilmente, a prendere la via di Brescia. A un Cittadini maiuscolo, che concluderà con 20 punti e 10 rimbalzi nonostante le condizioni fisiche non ancora ottimali e un avversario del valore di Poletti, e all’Alibegovic in versione «bombarolo» (4/7 da3) si affiancavano volta per volta tutti i compagni di squadra. Così, dopo aver ottenuto il nuovo massimo vantaggio in chiusura di terzo parziale (ma siamo ancora al +3), la Centrale decollava in apertura di ultimo quarto: 50-58 con una tripla di Benevelli e un canestro di Brownlee. Certo, mancava ancora una vita alla sirena e Casalpusterlengo non si rassegnava di sicuro, ma quello strappo aveva tutte le caratteristiche dell’allungo decisivo. E infatti i locali, dopo essersi riportati in scia (57-58) venivano ricacciati subito lontano e soltanto un Alvin Young (ossimoro ormai per un giocatore di 39 anni) indomito e precisissimo, impediva alla squadra di Diana di alzare anzitempo le mani dal manubrio. I minuti finali non erano comunque di sofferenza: Brescia controllava, giocava con il cronometro, non sprecava dalla lunetta e amministrava anche una situazione falli complicata. Fernandez non era nemmeno il lontano parente di quello del primo tempo e anche Alibegovic, presto al quarto personale, sapeva gestirsi al meglio. Così, per il tripudio dei circa duecento bresciani tornati a Codogno, la Centrale vinceva in bellezza, nonostante il 40% al tiro (39 per i locali), l’inferiorità a rimbalzo e qualche palla persa in più. Un mezzo miracolo? No, una maggiore lucidità nei momenti topici, una voglia di vincere profonda come la fossa delle Marianne e una capacità di aiutarsi, incitarsi e sostenersi come raramente abbiamo visto. Un messaggio chiaro e forte alla capolista Verona, che mercoledì sarà al San Filippo per una sfida al vertice che probabilmente riempirebbe anche l’Eib.
Coach Diana è euforico: «La vittoria del cuore»
Alla sirena Finale cerca di trattenersi, prende un lungo respiro poi si fa travolgere dall’abbraccio dei duecento tifosi bresciani. Come si fa a limitare la gioia in certi momenti? Impossibile. Il coach della Centrale Andrea Diana è euforico e libera l’urlo: «È stata la vittoria del cuore, un cuore grande per una squadra che è l’orgoglio della sua gente». Ripensa a un paio di considerazioni: «Ragazzi era la quarta trasferta in dodici giorni…». Come a dire: vi rendete conto cosa abbiamo fatto vincendone tre e allungando la serie positiva a 6/7? Diana ripensa a tutto quello che è successo nelle ore di vigilia: «Prima abbiamo capito che Passera non era recuperabile, poi c’è stata la febbre di Giammò. Confidavamo in Fernandez che purtroppo è incappato in 2 falli dopo cinque minuti». In quel momento dalla panchina c’è stata la mossa coraggiosa, azzardata: in regia dentro il diciassettenne Bolis. Perchè? «Ci ha aiutato a respirare, ad allargare le rotazioni e alla fine anche i suoi ottanta secondi sono stati importanti». Poi però Fernandez si è disciplinato con i falli, giocando un secondo tempo dasupereroe. «Fantastico Lobito – dice il coach -, ma la partita l’abbiamo vinta all’inizio del terzo quarto quando siamo entrati rabbiosi e abbiamo iniziato a difendere forte. Questo ci ha permesso di giocare il nostro basket, spingendo la transizione e prendendo quei punti di vantaggio che poi abbiamo tenuto fino alla fine». Quando ancora mancava qualche secondo al 40′, dalla curva degli «Irriducibili» si è alzato forte il coro: «Chi non salta è un veronese…». «Normale – dice Diana – che la mente dei tifosi sia già al derby che mercoledì prossimo metterà in palio il primo posto e finalmente torniamo a giocare nella nostra tana. Ora però riposiamoci un po’». Con 20 punti e 10 rimbalzi, Alessandro Cittadini ha giocato una partita mostruosa facendo… l’americano. «Ma l’A2 Gold – dice il totem dei biancoazzurri – è anche il campionato degli italiani ed è giusto che ogni tanto anche noi diventiamo decisivi». Difende la prova non brillante di Brownlee, allargando il discorso: «In tanti abbiamo giocato fuori ruolo, ma tutti siamo riusciti a dare qualcosa in più. Andate a rivedervi la partita di Justin: ha messo pochi canestri, ma in momenti chiave». E Cittadini torna a casa anche con lo scalpo di Poletti. «Giochiamo contro da tanti anni, questa volta è andata meglio a me…».
Bragaglio e lo spinoso caso della Lnp
È rimbalzato anche a Codogno il caso che scuote la Lnp, la lega nazionale pallacanestro che gestisce i campionati di A2 Gold, A2 Silver e serie B. Dopo un’infuo-cata riunione del Direttivo ben otto consiglieri hanno rassegnato le proprie dimissioni: Basciano, Betti, Bottardo, Cardelli, Consolazio, Ma-iorana, Sarra e Trovato. Una chiara mozione di sfiducia nei confronti della presidente Graziella Bragaglio che a questo punto resta in carica per la normale amministrazione e per convocare la prossima Assemblea Generale Elettiva per il rinnovo delle cariche. La presidentessa del Basket Brescia Leonessa per ora non rilascia commenti e chi le sta attorno non sa dire se e quale strada ha intenzione d’intraprendere per ricucire lo strappo. Si sta studiando lo statuto per capire se i fuoriusciti possono essere sostituiti dai primi non eletti. I consiglieri non hanno gradito il modo in cui la Bragaglio ha avallato a settembre l’iscrizione di Forlì che anziché una fidejussione avrebbe presentato un assegno circolare per poter prendere parte all’A2 Gold. O almeno questa è la versione di chi è contro la Bragaglio, la quale ha invece sempre ribadito che l’iscrizione era avvenuta in modo più che regolare. Tra i principali frondisti c’è Sarra, vicepresidente di Matera che ha fatto fuoco e fiamme per essere ripescata al posto di Forlì. Negli ambienti cestistici danno per scontato l’addio di Graziella Bragaglio che però al momento fa sapere solo di «non avere intenzione di dimettersi» ricordando il buon lavoro svolto fino a prima della vicenda Forlì. In effetti aver dovuto ricreare da capo un campionato, anzi quattro, non è stato per nulla facile e non può bastare una vicenda, seppure intricata, per spazzare via tutto. Il basket, sotto l’eccellenza della serie A, era arrivato ad un punto focale e abbisognava di una riforma che la Lnp ha pilotato con fermezza e linearità. In questi giorni Graziella Bragaglio, ieri regolarmente presente a Codogno al match della Centrale, è impegnatissima anche nel ruolo di ambasciatrice Expo per il quale è stata scelta insieme ad una colonna del basket nazionale come Dino Meneghin e a una stella italiana e dell’Nba del calibro di Danilo Gailinari.