Giornale di Brescia – Martelossi gioca il posticipo… in anticipo
Nelle due ultime stagioni sulla panchina di Brescia, quella ancora precedente a Verona, Alberto Martelossi è il più indicato a presentare l’attesa sfida di mercoledì alle 20.30 al San Filippo tra gli imbattuti scaligeri e la Centrale staccata di due punti. Non bastasse, l’attuale record di sei vittorie in sette gare dei bian-coblù è lo stesso di un anno fa… «Le similitudini non sono però moltissime – osserva il tecnico friulano – trattandosi di due squadre diverse che hanno affrontato avversarie diverse. Questa Centrale ha un dinamismo e un atletismo diverso e inoltre i nostri successi, tranne quello di Trento, erano giunti al termine di partite molto tirate, data la difficoltà a fare break (una costante dell’annata…) mentre adesso Brescia sta vincendo con margini più ampi, avendo questa capacità di mettere a segno parziali pesanti. Siamo soltanto all’inizio, ma mi sembra un buon passaporto». Diana ha cominciato bene. «Dopo una stagione come la precedente serviva una squadra alienabile e di talento come è l’attuale Centrale. Andrea è un tecnico preparato, il gruppo sta rispondendo nel migliore dei modi alle sue sollecitazioni e i frutti sono sotto gli occhi di tutti». Alla vigilia avevi sottolineato le qualità di Brescia. «Ribadisco che Fernandez è il miglior play maker del campionato e il settore lunghi è omogeneo e composito». La qualità dell’A2 Gold invece non ti esalta. «Non che il livello sia basso, ma alcune squadre che pure disponevano di budget rilevanti a mio avviso hanno pecche strutturali. Anche questo ha aiutato Verona e Brescia a fare il vuoto in termini di classifica e gioco. Quest’anno poi ci sono tanti americani giovani e inesperti: quelli di Brescia sono stati particolarmente rapidi a inserirsi e anche questo spiega l’ottimo inizio, così come la presenza di giocatori capaci di fare cose importanti. Prendiamo la partita di Codogno: Fernandez, Brownlee e Benevelli hanno realizzato una sola tripla a testa, ma in momenti decisivi». Cominciamo a parlare di Verona. «È una squadra costruita con intelligenza e dispone di giocatori che in carriera hanno dimostrato mentalità vincente. Mi riferisco tra gli altri a Monroe e De Nicolao». E subisce una media di appena 63 punti. «In linea con le caratteristiche dell’allenatore e di un buon gruppo di giocatori. È un dato che va comunque valutato più avanti, perché finora Verona ha giocato soltanto tre gare in trasferta, la prima delle quali a Veroli è stata una passeggiata. A Trieste invece, dove pure la Tezenis ha tirato con percentuali altissime da 3 punti, ha giocato davvero bene soltanto il terzo quarto. Non sempre però dieci minuti alla grande potranno essere sufficienti. Dunque da un lato il cammino di Brescia è stato più difficile, dall’altro Verona non ha ancora giocato su un campo ostico come il San Filippo. La Centrale poi è stata finora brava a rimediare a distacchi in doppia cifra, ma non sempre le rimonte hanno successo e dovrà pertanto cercare di imporre prima il proprio gioco». Una chiave tecnica della sfida di mercoledì? «Verona ha poche soluzioni in- terne, ovvero spalle a canestro, a differenza di Brescia che sotto questo profilo mi ricorda la Centrale di due anni fa, che aveva giocatori che in quella posizione erano in grado sia di prendere iniziative personali, sia di aprire il gioco con scarichi a compagni che si prendevano buoni tiri da 3 punti». Hai visto qualche giovane che ti ha colpito? «Alibegovic e Tonut. Sono peraltro due giocatori che conosco fin da quando erano ragazzini e dunque non sono sorpreso della loro crescita. Penso che Tonut l’anno prossimo potrà giocare in serie A ed entrare nel giro della nazionale. Mirza, che ha fatto le giovanili a Udine, è cresciuto molto la scorsa stagione a Mantova, soprattutto sotto il profilo dell’applicazione difensiva, mentre dal punto di vista tecnico era già avanti. Se invece devo indicare una sorpresa, faccio il nome di Marini, il centro di Trieste che ha vinto quasi da solo la partita di Trapani».
Franco Bassini