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Bresciaoggi – Centrale del Latte a testa alta ma è un derby dal finale amaro

Alla Centrale del latte non basta un figurone. E la considerazione dei più che avrebbe meritato di vincere. E’ laTezenis Verona a conquistare lo scontro al vertice del campionato di Legadue. La compagine veneta si è dimostra formazione di assoluto lignaggio, ma se la terna vestita di grigio non c’avesse messo lo zampino, difficilmente sarebbe tornati a casa con la posta in palio. Almeno quattro le situazioni controverse che premiano premiato laTezenis e punito Brescia,l’ul-tima delle quali clamorosa. Sul 68-70 per Verona, a 100 secondi dalla fine, Cittadini è in lunetta con due tiri liberi. Il pivot bresciano realizza il primo (69-70), con la struttura del canestro che traballa in seguito ai salti che volutamente i tifosi veronesi effettuano. Cittadini segna anche il secondo tiro libero, ma stranamente la terza arbitrale in questo caso lo annulla, facendo ripetere il tentativo al giocatore bresciano, che st volta sbaglia. A nulla valgono le vivaci proteste dei giocatori in campo e dei 2.500 sostenitori bresciani contro la decisione di far ripetere il tiro a Cittadini. «Scandaloso un arbitraggio del genere – tuona a fine gara il patron biancazzurro Matteo Bonetti -. Lo dicano subito se Torino e Verona devono andare in finale. Queste cose fanno passare la voglia di fare pallacanestro». Parole chiarissime, anche se in tutta onestà la Te-zenis gioca una grande partita e Brescia, lodevole sotto molti aspetti, accusa qualche passaggio a vuoto. Si gioca in un «San Filippo» tutto esaurito. Una cornice eccezionale per la gara tra le prime due della classe. Brescia e Verona sfoggiano 40 minuti di ottima pallacanestro e confermano di meritare di stare lassù. Alla prima palla a due mancano fra i veronesi Monroe, che metterà piede in campo, mentre Brescia lamenta inizialmente il forfait di Nelson, che tuttavia entrerà ad incontro incominciato. La Leonessa non interpreta male il primo periodo di gioco. Si affida alle cose che sa far meglio, liberando al tiro Fer-nandez e Loschi, che realizzano i primo 8 punti della Centrale, ma la Tezenis si fa preferire. Pericolosissima dall’arco, la formazione veneta sa gestire bene ogni palla nella metà campo bresciana e con Ndoja, Umeh e Boscagin passa a condurre sul 10-8 al 4′. Per tutta la prima frazione Verona non molla più il comando, difendendo da prima della classe e attaccando con efficacia. Al 6′, sul +5 ospite (18-13), coach Diana si rifugia nel primo timeout dell’incontro, spedendo in campo Nelson per un comunque discreto Alibegovic. H ruvido Giorgio Boscagin mette a segno i punti del massimo vantaggio scaligero (21-13), poi Brescia dà segni di risveglio. Due schiacciate spettacolari di Cittadini e Brownlee servono alla Centrale per ridurre lo svantaggio (17-21), che sui due ultimi possessi veneti del periodo, difende a denti stretti, chiudendo ogni spaziovicino al proprio canestro. Brescia sfrutta i due minuti del mini-intervallo per riprendere fiato e alla ripresa delle ostilità riprende la rincorsa alla Tezenis. Marco Giuri tiene avanti i suoi fino sul 23-19, poi l’onda biancoblù si fa più travolgente e la retroguardia di Verona traballa. È Alibegovic, con una «tripla», a regalare dopo tantissimo tempo un nuovo vantaggio a Brescia (26-25). Sino alla fine del periodo regna l’equilibrio ed è la Centrale a sprintare sul rettifilo finale per cogliere un effimero vantaggio (38-36) con cui va negli spogliatoi per l’intervallo lungo. La ripresa regala infinite emozioni, che però non sono utili a nessuno per prendere in mano le redini del derby (47-42, 51-50, 63-64, 68-68). Dopo una contestatissima infrazione di 24 secondi non fischiata a Verona, che costa ai bresciani 5 punti, e il fattaccio dei liberi di Cittadini, la Tezenis mette le mani sul match. Vince con merito Verona, che rafforza il primato, mala Leonessa, anche se non raccoglie niente, diverte, emoziona e ottiene consensi.

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Andrea Diana entra in sala stampa a testa bassa. Schiuma rabbia: come al solito gli tocca parlare dopo il coach ospite, uno dei suoi primi allenatori, Alessandro Ramagli, che si specchia solo parlando dei suoi ragazzi. «Una partita tirata, bellissima: squadre che non hanno mollato un centimetro. Giocare a Brescia non era facile: tante le motivazioni per i nostri avversari: avrei fatto i complimenti ai miei anche in caso di sconfitta». Poche parole, ben mirate. Diana non è certo un fiume in piena. Anzi. Non cercala polemica, che sarebbe facilissima: «Faccio i complimenti a Verona: vincere senza Monroe è un dato rilevante. È una squadra forte che merita il vertice. Avremmo meritato di vincerla anche noi, dopo una partita tirata. Ho fatto i complimenti ai ragazzi negli spogliatoi». Piccolo sbuffo: «Spiace: per la squadra, per i tifosi. Spiace perché queste partite servono a far crescere l’entusiasmo. Usciamo a testa alta, sia ben chiaro». Ma senza i due punti. Nemmeno una parola sull’arbitraggio: «Le partite si decidono sugli episodi – risponde Diana, che fa sfoggio di diplomatico -. Preferisco parlare del gioco, di un paio di azioni in cui abbiamo lasciato troppo spazio a Umeh». Già Umeh, l’unico americano in campo per Verona: «Ha già giocato in A2 da protagonista, ha vinto una coppa Italia, disputato una semifinale play-off». E a Brescia invece è mancato Roberto Nelson, 2 soli punti; «Un giocatore così giovane, che non si allena per 4 giorni… insomma è fisiologico che poi in campo non renda. Speriamo di recuperarlo per domenica a Ferentino». La voglia di guardare avanti è enorme, ma è inevitabile tornare sul derby: «Una partita così bella e tirata va rivista almeno 10 volte. E almeno 100 sarebbero le cose che rifarei o non rifarei: ora prepariamoci per un’altra battaglia». Eppure quelle due decisioni arbitrali… «E 5-0 di parziale: è quello il punto nevralgico – fa notare il coach della Leonessa -. La partita si è persa lì. Il punto a punto con Verona dimostra come e dove possiamo arrivare adesso». Allora è giusto fare i complimenti per la seconda piazza? «Il nostro obiettivo è fare bottino sempre. Dare sempre qualcosa in più: e ci sono i margini di miglioramento, il lavoro paga. Il lavoro quotidiano ti fa arrivare. Dove? Ancora non lo so». Bresciahaperso, ma contemporaneamente preso le misure: sconfitta a testa alta con Verona come con Torino. Il classico centesimo mancante per fare l’euro: «Esco arrabbiato – e Diana alzala voce di un quarto di decibel -. Si poteva vincere: il nostro gruppo gioca con entusiasmo, sull’entusiasmo: i nostri giocatori non accettano la sconfittai: sanno che un pochino in più e la si poteva vincere». «Siamo soddisfatti per come la squadra si è mossa – dice invece Federico Loschi – ma non possiamo essere felici per il risultato. Ora dobbiamo pensare a Ferentino: c’è poco tempo per ricaricare le batterie ma domenica dovremo farci trovare pronti».

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La delusione si taglia col coltello a fine gara. I tifosi bresciani non hanno digerito due decisioni arbitrali che nel secondo tempo hanno in parte deciso la gara, un libero (realizzato) di Cittadini fatto ritirare, e spento sul ferro oltre a un canestro di Ndoja scaturito da un tiro di Giuri arrivato dopo la sirena dei 24 secondi. Il pubblico ospite festeggia, quello di casa inghiotte il boccone della prima sconfitta interna della stagione, la seconda in 8 uscite che di fatto non cambia il piazzamento in graduatoria, allarga solamente la forbice con i gialloblù che hanno 4 punti su Brescia. La Centrale invece resta seconda. E dimostra di meritarlo il secondo posto in graduatoria, giocando con carattere, senza mollare mai. O quasi. Matteo Bonetti è basito: «Ti passa la voglia di fare pallaca- nestro quando vedi accadere cose del genere». Nelle orecchie il frastuono del San Filippo e fa l’effetto che farebbe una nottata in discoteca. La presidente Graziella Bragaglio è più soft: «Ci tenevamo afare bene e credo che i ragazzi le abbiano provate tutte: un pubblico fantastico, sarebbe stato bellissimo vedere le solite scene di festa del San Filippo». Musi lunghi, e parole non propriamente dolci e nemmeno sussurate alla terna arbitrale all’uscita mentre davanti alla Bragaglio sfilano i biancaz-zurri. Marco Passeranon guarda in faccia nessuno: è quello che soffre più di ogni altro la sconfitta. «Venivamo da una settimana in cui Marco si è fatto in 4 per esserci, sottoponendosi a sedute di cura massacranti mentre Nelson è rimasto fermo ai box: non potevamo veramente fare meglio -conclude la numero 1 di via Bazoli -. Siamo secondi, meritatamente. Ora andiamo a Ferentino con l’obiettivo di tornare vincitori: ci aspetta un’altra battaglia». «a.b.