Giornale di Brescia – Centrale sconfitta nel derby con Verona
Intensa, appassionante, incerta. La sfida tra Brescia e Verona è stata all’altezza delle attese e delle premesse, infiammando il San Filippo fino all’ultimo secondo. Una gara vissuta sul filo dell’equilibrio è stata inevitabilmente decisa dagli episodi: il maggior rammarico, se non l’unico, è che in un paio di questi i protagonisti siano stati gli arbitri, che per definizione (e numero…) dovrebbero essere terzi. Ci riferiamo in particolare al tiro libero fatto ripetere a Cittadini a f’41” dalla sirena, che avrebbe siglato la parità a quota 70. Il centro di Brescia ha poi sbagliato la ripetizione, immaginiamo innervosito almeno quanto il pubblico, e Brescia non è più riuscita ad agguantare l’avversaria. La singolarità della scelta operata dal trio è che l’ex fortitudino aveva realizzato nonostante fosse stato danneggiato dai tifosi ospiti che saltellando avevano fatto tremare il canestro: buon senso vuole che si decida per la ripetizione nel caso in cui l’irregolarità penalizzi chi ne è vittima, non certo dopo che non ne ha risentito. E qui ci fermiamo, per non togliere ulteriore spazio a che se lo è meritato in positivo. Come si immaginava alla vigilia, il pivot scaligero Monroe, vittima di un infortunio alla caviglia una settimana fa, non è stato della partita, mentre Nelson, che pure ha calcato il parquet per quasi 22 minuti, non ha di fatto lasciato tracce. A sua volta reduce dallo stesso problema fisico, la guardia bianco-blu ha infatti pagato in termini di sicurezza prima ancora che di precisione i soli due allenamenti effettuati, sbagliando le sei conclusioni tentate, pur non avendo forzato. Entrambe le squadre sono però così ricche di talento che anche queste situazioni non hanno abbassato la qualità delle loro prestazioni. Per quanto abbiamo visto finora, Brescia e Verona hanno qualcosa in più delle avversarie, compresa Torino, che pure era stata l’unica fino a ieri ad avere ragione della Centrale. Siamo però soltanto in autunno, quando i giochi si decidono a primavera inoltrata ed è quindi preferi bile rimanere con i piedi perterra, pur avendo negli occhi la determinazione con la quale la Centrale ha saputo interpretare la sfida con la capolista. Determinazione ma anche qualità diffusa, come testimonia il fatto che la squadra di Diana abbia giocato una manciata di minuti in versione completamente autarchica (senza neppure Fernandez, oltre ai due americani) riuscendo a piazzare un parziale positivo. I complimenti che si meritano i biancoblù sono la dimostrazione più evidente della solidità di Verona, che ha ovviato all’assenza del suo totem ridistribuendo le soluzioni offensive mentre Gandini faceva il… Gandini, ovvero lottava come un leone sotto le due plance e piazzava blocchi micidiali che consentivano ai compagni di prendersi buoni tiri. La cronaca si riassume nel massimo vantaggio di Verona dopo nemmeno 7 minuti – 8 punti sul 21-13 – cui la Centrale risponde con uno strepitoso 17-6 che ribalta immediatamente la situazione per poi costruirsi un +5 dopo nemmeno 3 minuti del terzo quarto sul 47-42 . Questi gli strappi, parola grossa in una gara così equilibrata. Per concludere in bellezza vi consegniamo un dato esaltante, le 8 stoppate (quattro di Brownlee) messe a segno nei primi due quarti. Cuore e garretti, si diceva una volta. Franco Bassini
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L’analisi del coach della Leonessa Andrea Diana inizia soffermandosi a riconoscere i meriti dell’avversaria: “Devo fare i complimenti a Verona perché ha vinto una partita molto difficile senza una pedina di rilievo come Monroe. La nostra rivale ha dimostrato insomma di avere le qualità per puntare in alto, sicuramente è una compagine attrezzata per fare il salto di categoria”. L’atteso derby del San Filippo ha riservato quaranta minuti di notevole livello tecnico. Si chiede al tecnico se un paio di decisioni arbitrali siano risultate determinanti: “Non mi piace mai commentare le scelte degli arbitri, quanto piuttosto esaminare situazioni tattiche, di gioco -sottolinea Diana -. Il break decisivo a pochi minuti dalla fine è stato di Verona. Appena finita la partita ho fatto i complimenti ai miei: la squadra esce comunque a testa alta. Peccato soprattutto per il pubblico. Certo c’è delusione da parte dei giocatori e dello staff. E io soprattutto sono molto arrabbiato perché bastava davvero poco per vincere anche questa partita”. Alla fine resta inevitabilmente l’amaro in bocca, ma non mancano gli aspetti positivi che ha offerto il match con la capolista: “Se siamo arrivati punto a punto fino alla fine -riconosce il coach- significa che alla squadra non mancano gli attributi. Il lavoro quotidiano è la base che ci potrà poi permettere di raccogliere i frutti a lungo andare. E’ da tre mesi che ci stiamo impegnando al massimo, l’obiettivo è quello di dare sempre il 100%”. Peccato non aver potuto contare appieno su Nelson: “Roberto non si è allenato per alcuni giorni di fila. E’ un giocatore che fatica se non trova continuità. Speriamo di recuperarlo presto!”. Il coach della Tezenis Alessandro Ramagli parla di un successo diverso: “Questa è una vittoria che si differenzia dalle precedenti: i due punti sono arrivati infatti in condizioni di difficoltà. E questo significa che la squadra sta crescendo riuscendo a superare anche momenti non facili. Senza Monroe abbiamo dovuto cercare punti di riferimento diversi. E’ stata una bella partita, equilibrata e di spessore sul piano tecnico. Anche se avessimo perso avrei fatto comunque i complimenti ai miei giocatori”. Roberto Cassamali
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Leone in gabbia, a fine partita il patron del BBL Matteo Bonetti preferirebbe non parlare. Passeggia nervosamente sul parquet poi accetta di rilasciare qualche dichiarazione a caldo, la situazione più pericolosa. E infatti sbotta: «Abbiamo subito un arbitraggio vergognoso. Vergognoso! Se Verona e Torino devono andare a giocarsi la finale, sarebbe il caso che qualcuno lo dicesse anche a noi. Vedere certe cose fa passare la voglia di investire nella pal-lacanestro… Dopo una serata così vorrei mollare tutto». Chiaramente si tratta solo dello sfogo del momento. Già oggi a mente fredda in Matteo Bonetti riemergerà l’enorme passione che ha per questo sport. Ma intanto la ferita resta aperta. «Penso a un canestro di Ndoja convalidato nonostante fossero scaduti i 24 secondi dopo un tiro di Verona sbagliato (sul 59-59, ndr) e allo scandaloso tiro libero del 70 pari annullato a Cittadini (che poi ha sbagliato la ripetizione, ndr) perché i tifosi di Verona stavano facendo ballare il canestro. Il danno e la beffa». Obiettiva, ma allo stesso tempo scura in volto la presidentessa della Centrale del latte Graziella Bragaglio: «Verona ha meritato la vittoria. Dispiace per il pubblico, che è stato fantastico. È stata sicuramente una bella serata di sport, una vera partita da play off caratterizzata da un estremo equilibrio. In questi casi – spiega la Bragaglio – nei match punto a punto sono singoli episodi a fare la differenza. Purtroppo è andata male, ma non possiamo rimproverare nulla ai ragazzi, che si sono battuti con determinazione fino alla fine. Tutti hanno dato il massimo. Ci è venuto però a mancare un terminale di riferimento come Nelson. Il nostro americano non si è potuto allenare con continuità in questi giorni, per cui non era certo nelle condizioni migliori». Archiviato il match con Verona, da oggi la Centrale inizierà a preparare la trasferta di domenica a Ferentino: «Non c’è tempo per piangerci addosso – sottolinea la Bragaglio -. Adesso ci aspetta un altro test significativo». Sulla stessa lunghezza d’onda capitan Federico Loschi: «Dispiace perché la cornice di pubblico era veramente eccezionale. Abbiamo giocato con il cuore. Siamo comunque in trend positivo, abbiamo vinto tante partite difficili». Tognoli-Cassamali
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La storia d’amore tra Ju-stin Ray Giddens e la Bonomi Lumezzane di serie C Regionale è già finita. Il sogno della società valgobbina di tesserarlo per accelerare il piano stagionale di vincere il campionato è naufragato e da alcuni giorni l’ex ala della Centrale del latte ha smesso di allenarsi con la compagine allenata da Riccardo Piccinelli. Il presidente Bortolo Bonomi ha fatto il possibile per farsi, e fare a tutta la tifoseria lumezzanese, questo regalo. Analizzando la situazione nel dettaglio si è però ragionato che avrebbe avuto poco senso prendere Giddens a gettone con il rischio di perderlo da un momento all’altro, non appena sarebbero arrivate proposte per lui da categorie superiori. Infatti J.R. (presente ieri sera al San Filippo) è a un passo dalla firma con una squadra che milita nel campionato di serie A argentino. Nel frattempo Lumezzane si è rinforzato con l’arrivo di Mario Farella dal Goodbook.it Manerbio: ala-pivot, classe ’95, andrà a tamponare il buco apertosi dopo l’infortunio di Giuri.
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Tutti in passerella. Dress code (codice d’abbigliamento): felpa e sneakers, sciarpa e voce. Non serviva niente altro per presentarsi impeccabili, perfetti, alla sfilata del San Filippo. Nessuno fuori luogo, neanche chi a dire il vero indossava tacchi o giacca e cravatta. Situazione da tappeto rosso. C’era tutto e c’erano tutti. I fedelissimi come i parvenu – gli accreditati del «non possono non esserci» anche se non m’intendo di basket – già pronti però a trasformarsi in fedelissimi perché «è stato troppo bello». E in effetti sì: è stato troppo bello. Nonostante la «rosicata» del finale. Gran fermento al San Filippo: partita a 20.30 e palazzetto già a metà misura un’ora abbondante prima. Adrenalina in circolo: d’altronde serviva essere belli carichi anche per non perdere la pazienza cercando parcheggio. L’unico vero ostacolo di una serata per il resto galattica. Tra un morso a un toast e un sorso di coca cola, ecco l’inno d’Italia. Tutti in piedi adesso. E occhio alla coreografia degli Irriducibili. Vediamo come accolgono i 250 di Verona che si presentano in forma. Vediamo: mega striscione a tutta curva e coriandoli in volo. E via di tamburi: tutti in piedi – citiamo dal coro – per la Leonessa. E adesso? Si comincia. E si capisce subito che sarà serata da «prova sotto sforzo» per il proprio fisico. Ma che partita è? «Mi sembra di essere tornato ai tempi del ciambellone, questa è una partita di serie A!» sentiamo dire a qualche tifoso attempato con gli occhi persino lucidi per l’emozione. Roba di livello. E poi in un derby. Il massimo dei massimi. È pur sempre un Brescia-Verona. Doveroso chiedersi dell’ordine pubblico. Risposta, tutto ok: giusto un paio di veronesi più «agitati» degli altri (uno poi verrà «accompagnato» fuori da un uomo Digos), ma nulla più. Se non fosse che nello sport non è solo questione di ordine pubblico, ma anche di correttezza. E quella purtroppo è rimasta nei pullman dei tifosi che ogni volta che Brescia attacca, dalla loro parte nel secondo tempo, saltano e saltano per far ballare il canestro. Un «mossa tattica» che risulterà decisiva. Torniamo al parquet, dai. Primo momento clou: il primo sorpasso di Brescia con la bomba di Alibegovic. A ruota la schiacciata di Cittadini e il coast to coast di Fernandez. Da lì in poi solo una parola: bolgia. Un clima che ci ha ricordato quello della finalona play off di due estati fa con Pistoia. E a proposito: riecco pure J.R. Giddens: «scomparso» da Lumezzane, riapparso nel «suo» San Filippo. Sempre e comunque star chiama-selfie e autografi. E c’è anche un pezzettino dell ‘«altro Brescia» in tribuna, quello del calcio: ci sono Valerio Di Cesare, schierato con famiglia, e Simone Bentivoglio con fidanzata che ruba più di qualche complimento e sguardo ammirato. Basta, basta… con le digressioni, occhi di nuovo al parquet. Che c’è Loschi che riprende Verona sul 66-66. Dai Leonessa. Finale da «starci male». Brescia sotto di un uno a -40, tiro libero di Cittadini per il 70-70! Sì! Anzi no! Si ripete perché il canestro balla. Il San Filippo insorge. E stavolta Cittadini sbaglia. E Verona va a vincere. Ma fate una cosa: felpa, sneakers, sciarpa e voce tenetele sempre a portata di mano: la Leonessa è sempre da passerella. Come i suoi tifosi. I più belli. Erica Bariselli