Bresciaoggi – Le rimonte impossibili: la specialità Centrale
Un po’ pericolosa, se vogliamo… ma pur sempre una costante: la Centrale del Latte le sue ultime vittorie le ha portate a casa grazie a rimonte impossibili. Certo non sempre ai biancazzurri la ciambella è riuscita col buco, anzi, in stagione regolare. Un esempio? La serata torinese, dove il buco non è proprio riuscito, ma in tante altre occasioni Brescia è riuscita ad andare a fondo e poi a riemergere, nel giro di pochi minuti. A Casale Monferrato, dove i ragazzi di Andrea Diana erano partiti piano, un po’ come a Napoli e come con Agrigento: «Sono state partite diverse dalle altre, in cui ci siamo accontentati inizialmente di seguire il ritmo degli avversari: l’aspetto positivo del mio gruppo è che abbiamo sempre continuato a giocare per trovare il nostro ritmo. L’aspetto maggiormente positivo è che anche sotto pesantemente nel punteggio nel gruppo non c’è mai scoramento. C’è rabbia, lavoro anche su questo aspetto: alzo la voce, per far ritrovare ai miei la determinazione per giocare la nostra pallacanestro». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: vittorie figlie della solita capacità della panchina di rigirare le frittate, la voglia di Juan Fernandez di gestire i palloni decisivi e… capitan Federico Loschi. Già l’ala piccola della Leonessa, il giocatore su cui in molti non scommettevano a inizio stagione, identificato come l’anello debole della squadra. E che torto sembra, tranne che un anello debole, in questo momento. Anzi. Lui ti risponde con la stessa tranquillità dei tempi un po’ più cupi: «Ho trovato costruttivi i primi 2 mesi di questa stagione: tante pressioni e molte responsabilità arrivate in un colpo solo, trovandomi in campo con i galloni del capitano e sostituendo un americano da 20 punti in un momento delicato della mia vita». Qualche gara a corrente alternata con tanta difesa e poco attacco: «Lavorando duro ho trovato il mio equilibrio. E c’è tantissimo merito di Andrea Diana; nei momenti difficili ha scommesso su di me, mi ha tenuto in campo. Sono contento di poterlo ricambiare, ma soprattutto di aiutare la squadra a vincere». Difesa forte e un assetto offensivo ritrovato. Così è stato con Agrigento in casa: 23-39 per gli ospiti verso la chiusura di secondo quarto. Da lì in poi una rimonta quasi insperata. Ed ancora due giorni fa, a Napoli l’ultima perla: partenza con il freno a mano e partenopei a + 18 (38-20). Gara finita? Non se in campo c’è la Centrale delle rimonte impossibili, ed in condizioni precarie. «La chiave? – dice ancora Diana -. Poter recuperare in poco tempo un divario così ampio. Come? Ha aiutato tantissimo la mole di lavoro fatta sino ad oggi: è quello che ci ha permesso di sopperire ai problemi in campo. Il grande lavoro, che è servito a dare la forte unione dei ragazzi in campo: lo spirito di gruppo fa la differenza quando mancano i punti di riferimento. Posso dirmi orgoglioso di questi ragazzi». E la chiusura è ancora per il capitano : «Credo che il coach si meriti il nostro rispetto: per come si è approcciato, per il rapporto umano bellissimo che è riuscito ad instaurare con tutta la squadra. Io l’ho già detto: se sono riuscito a farmi apprezzare è per merito suo. Questa squadra è dove si trova perché oltre a un grande gruppo, ha un grande allenatore».