Skip to main content
             

Bresciaoggi – Centrale, non è facile la strada per ripartire

La testa è ancora lì, e a dimostrarlo ci ha pensato il parquet. Perché quando Agrigento incrociò i legni del San Filippo gli interrogativi che ruotavano attorno a Brescia erano tanti: tre sole sconfitte fino ad allora, oltretutto sul filo di lana (Torino e Ferentino, in casa nel derby con Verona) e tante altre affermazioni da up & down. Con Agrigento era una sorta di prova del 9: capire la forza reale del gruppo Leonessa, reduce da due vittorie semplici contro Veroli e a Forlì. Brescia si presentò senza Brownlee, in una pausa di riflessione, e con un Nelson retrocesso dai gradi di ammiraglio a quelli di semplice mozzo. Risultato? Un inizio gara da lacrime e dolore (16-25), ed un terzo con Brescia abbondantemente in barca (33-49). Mettiamoci anche che il mozzo si infortuna. Giornata storta, partita da consegnare agli annali alla voce sconfitta: invece Brescia, messa in difficoltà, si scuote. Comincia a difendere ed in pochi minuti ribalta quel parziale con un 22-9 frutto del lavoro del suo gruppo. Niente stelle e strisce, solo tricolore e «bolas» tipiche della pampa argentina: Fernandez, Loschi, Benevelli, Cittadini, Alibegovic e persino Tomasello diventano imbattibili. Una reazione che non è solo orgoglio: è abnegazione, capacità, volontà. Ci vuole un overtime per piegare l’ottima squadra di Ciani (83-81) con il San Filippo che decolla: da quella domenica in via Bazoli non ci sarà più spazio per uno spillo. Una cavalcata durata altre 7 giornate, 10 vittorie tonde tonde (anche se gli almanacchi ne riporteranno solo 8 viste le dipartite di Forlì e Veroli), il gruppo che si solidifica e che prende come condottiero in campo il figliol prodigo Brownlee e vede l’esplosione di Juan Fernandez, una classifica che porta la Leonessa d’Italia ad insidiare Verona per il primo posto ed in semifinale di Coppa. Domani si decolla, destinazione Sicilia: domenica c’è ancora Agrigento ad attendere i biancazzurri per il ritorno in campo, biancazzurri che un girone dopo hanno pagato dazio solo a Biella e Verona, e che vogliono dimostrare che la sconfitta con Ferentino è stato solo un episodio. Di fronte la solita tigna delle squadre di Franco Ciani, un califfo in panchina, valore aggiunto di tutte le squadre fino ad ora allenate: per Brescia sarà un nuovo esame di maturità, che va aldilà di qualsiasi logica. Campo ostico il palaMoncada: di fronte al mare di Porto Empedocle sorge un palazzo da meno di 2000 spettatori che all’evenienza sa diventare molto caldo, come ben ricorda Mirza Alibegovic, che l’anno scorso con la sua Mantova perse (78-71) in Sicilia: «Bisogna fare attenzione: siamo stati avanti tutta la partita ma loro non hanno mai mollato ed il palaMoncada è un palazzetto dove è veramente difficile vincere». Del resto è in casa (7 vittorie in 11 incontri) che Chiarastella e soci hanno costruito la loro chances per i playoff: «Non dimentichiamoci che la loro difesa è l’arma in più in casa e soprattutto, anche se hanno il vantaggio di poter giocare una partita in più delle altre pretendenti ai playoff, hanno il fiato di Mantova sul collo, distanziata di soli 2 punti». Con un secondo posto quasi ipotecato (se Napoli dovesse malauguratamente avere ancora problemi, Verona sarebbe irraggiungibile, e Torino busserebbe minacciosa alle spalle) le motivazioni per dare il 101% non mancano, senza dimenticare che proprio la matricola terribile potrebbe essere la prima avversaria di Brescia ai playoff: e non mancheranno i supporters biancoaz-zurri in Sicilia. Una trentina su per giù gli Irriducibili (mai nome fu più azzeccato) che si presenteranno in aeroporto domenica mattina: loro, come la squadra, hanno voglia di rivalsa dopo il viaggio scomodo di Rimini.

Alberto Banzola