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Giornale di Brescia – Una sconfitta indolore che fa però scattare l’allarme

Brescia non raggiungerà Verona, ma la vigilia di Pasqua, quando piegherà al San Filippo quel poco che resta di Napoli, avrà la certezza aritmetica di chiudere la regular season alle spalle degli scaligeri. Un rinvio dovuto alla sconfìtta patita ieri dai biancoblù in casa di Agrigento, ma anche al successo di Torino (conquistato al termine del terzo supplementare!) a Barcellona. Dunque ai fini della classifica il ventisettesimo turno dello zoppicante campionato di A2 Gold è stato più inutile che dannoso in ottica Leonessa. La possibilità di scavalcare la Tezenis era di fatto molto remota e comunque la seconda piazza, risultato straordinario alla luce degli investimenti effettuati e degli obiettivi dichiarati in estate, resta un frutto – meravigliosamente saporito – che attende soltanto di essere raccolto. Una partita non è però mai (del tutto) inutile. Brescia ad esempio era attesa con curiosità e fiducia al ritorno sul campo tre settimane dopo la delusione della Final Six di Coppa Italia, affrontata con la convinzione di potersi quantomeno giocare la finale con la solita Verona e viceversa conclusasi anzitempo per mano di quella Ferentino battuta appena sette giorni prima in campionato, sia pure tra indicibili fatiche e con l’atout di giocare in casa. Una Ferentino peraltro in rottura prolungata, che ieri a mezzogiorno è incappata nella quarta sconfitta consecutiva che complica parecchio la corsa a un piazzamento nelle prime quattro. Si era poi curiosi (e fiduciosi) consapevoli che la pausa avrebbe potuto giovare a una squadra che qua e là aveva dato segni di stanchezza, confidando inoltre nell’assenza di particolari pressioni, alla luce della piazza d’onore già messa in saccoccia. Il fatto poi che Agrigento fosse una buona squadra, la migliore tra le siciliane pur essendo una neopromossa, in piena lotta per agguantare i play off e decisamente temibile in casa (sette vittorie in undici gare, prima di affrontare Brescia) rendeva il test ancora più interessante. E per la verità fino all’intervallo, che Brescia raggiungeva su un + 5 specchio fedele di quanto visto sul parquet, le luci prevalevano sulle ombre, che pure si proiettavano sul prosieguo della gara sotto forma di una situazione falli che avrebbe potuto condizionare Fernandez e Cittadini, già a quota tre, e di un Nelson che, in linea con le ultime apparizioni, non aveva inciso, essendo peraltro reduce da problemi fisici che spiegavano la sua assenza dal quintetto di partenza. Tra le luci, i 20 punti realizzati dalla coppia Loschi-Alibegovic, in affanno a Rimini, la conferma del buon momento di Brownlee e la netta prevalenza a rimbalzo, grazie anche a un attento Benevelli. Difficile dunque immaginare un terzo parziale cosi smaccatamente favorevole ai padroni di casa, capaci di segnare la bellezza di 30 punti, il doppio esatto di quelli raccolti dai biancoblù in un quarto nel quale peraltro succedeva di tutto. In ordine di apparizione: tre «bombe» ravvicinate dei locali con tre giocatori diversi a favorire il sorpasso sul 48-47 dopo soltanto 2’20”, perfezionato sul 52-47 appena 50 secondi più tardi (15-5 il parziale in 3’10”); la mini replica della Centrale che poteva attaccare sul 52-50 dopo aver sbagliato tre tiri liberi consecutivi; lo show di Williams che replicava a un fallo tecnico con un’azione da quattro punti e una schiacciata contro la difesa schierata, funzionali al primo vantaggio in doppia cifra (62-52) seguito dal massimo margine sul 67-54 poco prima del 30′. Gara finita? Nemmeno per sogno. Il combinato disposto tra la mancanza di killer instinct dei siciliani e le mille risorse dei bresciani, consentivano alla Centrale di attaccare tre volte sul 73-72, siglato a -3’45” da Cittadini. Senza alcun frutto, però. Al punto che la Leonessa si inchiodava su quella cifra e Agrigento, sia pure soltanto nell’ultimo minuto, prendeva definitivamente il volo. Poco male, si suggeriva in apertura. Soprattutto se non verrà ignorato il campanello d’allarme delle tre sconfitte nelle ultime sei partite. Così non va.

Franco Bassini

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«Sapevamo che sarebbe stata una trasferta diffìcile, da interpretare esprimendosi al meglio delle nostre possibilità per tutti i quaranta minuti di gioco. Siamo invece riusciti a farlo soltanto a sprazzi e questa è una delle ragioni della sconfitta». Federico Loschi parla velocemente per sua natura, e non per sottrarsi il più rapidamente possibile a un’incombenza oggettivamente poco piacevole, come cercare di spiegare un risultato diverso da quello sperato. «La partita si è decisa dopo l’intervallo – osserva il capitano della Centrale – quando Agrigento è tornata sul parquet con la testa giusta, difendendo meglio, pressando e mettendo le mani addosso. Noi abbiamo avuto anche problemi di falli con Fernandez e Cittadini, ovvero l’asse portante della squadra, e abbiamo concluso la partita un po’ corti. Anche questa circostanza, abbinata all’ottima prova dei nostri avversari, offre una chiave di lettura della gara». Il fatto poi che la sconfitta impedisca alla Centrale di poter agguantare Verona al primo posto rappresenta l’ultimo dei problemi: «Il nostro obiettivo era qualificarci per i play off, mentre altre squadre erano state costruite per vincere il campionato. Noi siamo felici per quello che abbiamo fatto e per le tante scommesse vinte. E possiamo essere felici anche dopo aver perso una partita difficile come questa. E stato bello poter sognare il primo posto ed è bello continuare a sognare il secondo, sapendo che è realmente alla nostra portata». Anche in questa occasione non avete mai mollato, sottolinea un collega siciliano. «Mi fa piacere che l’abbia notato, perché si tratta di una delle ca- ratteristiche principali della Centrale di quest’anno, della quale siamo orgogliosi». Non c’è preoccupazione per la nuova prova incolore di Nelson? «Roberto recupererà la miglior condizione. Deve soltanto rimanere tranquillo. Stiamo parlando di un giocatore di talento, come vediamo quotidianamente in allenamento. E i punti realizzati non sono tutto nel nostro sport: ci sono i rimbalzi, i buoni passaggi, la difesa… Nelson può essere prezioso per la nostra squadra anche segnando 5 punti, tanto poi ne fa 15 Alibegovic e i conti tornano ugualmente».

f. bass.

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Gli americani lo chiamano «game changing time», il momento in cui cambia la partita. Ce n’è stato più d’uno ieri al PalaMoncada, ma quando si è trattato davvero di prendere in bocca l’osso e di non mollarlo più Agrigento ha dimostrato di avere qualcosa in più di Brescia. E questo Andrea Diana non può accettarlo: «Non sono per niente contento di come i miei hanno giocato questa partita. Tanti errori di disattenzione, tante palle perse, quando giochi su questi campi se fai certi errori non vinci mai. Mi aspettavo di più dalla squadra. Nonostante tutto ce la siamo giocata fino in fondo, quindi di positivo c’è stata la reazione e il fatto di non aver abbassato la saracinesca una volta finiti sotto di 10 punti». La squadra seconda in classifica, che ha fatto e ancora fa sognare i bresciani sulla possibilità di lottare fino all’ultimo per salire di categoria, non può però accontentarsi di questo. Deve saper andare oltre. Deve poter andare oltre. Il messaggio che arriva dal coach della Centrale è a tutti e nessuno, ma è molto chiaro: «Agrigento ha tenuto per tutto il match un’alta intensità difensiva e se non sei concentrato e attento questo ti prende alla sprovvista. La pausa di un mese non ci ha avvantaggiati, ma adesso voglio vedere una squadra che vuole tornare ad essere quella che è stata fino a qualche settimana fa. Ho detto ai ragazzi che non è che siccome siamo secondi in classifica le avversarie ci regalano qualcosa. Le partite vengono vinte solo da chi riesce a metterci attenzione e motivazioni. La “fame” è fondamentale. Agrigento ne aveva tanta perchè sta lottando per i play off e probabilmente anche perchè voleva vendicare la sconfitta della partita di andata persa all’ultimo secondo. Nel basket bisogna abbassare le gambe, difendere, correre e giocare insieme se si vogliono vincere le partite. Se affronti un match con la presunzione di essere più bravo, hai già perso». Prosegue il momento no di Nelson, caduto ormai in un buco nero dal quale non sembra riuscire a riemergere. Diana svela però un particolare della scorsa settimana e sprona il suo ormai impalpabile americano: «Roberto ha saltato gli allenamenti di mercoledì e giovedì per un problema ad un tendine. Spero che la sua situazione sia risolta e adesso mi aspetto da parte sua un deciso cambio di rotta. Lui, come tutti noi, si gioca qualcosa di veramente importante in questo finale di stagione».

c.t

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FERNANDEZ 4.5 Difficile descriverlo perchè è insieme tante cose, ma soprattutto non è la sua partita (-1 di valutazione). Gravato di falli (2 a fine primo quarto, 3 all’intervallo), soffre Piazza per costituzione e innervosendosi trova con il canestro lo stesso feeling che una gran dama può avere con una lucertola scodata: 0/5 dal campo.

CITTADINI 5.5 Dudzinski è in una di quelle giornate in cui non vorresti mai giocarci contro. Difficile prendere le misure a un pivot che si veste con l’abito del tiratore da 3 punti e il «Citta» si ritrova a lungo senza punto di riferimento. Anche per lui è una serataccia con i falli. E tutto si complica.

ALIBEGOVIC 6.5 Probabilmente c’era una vocina maligna che lo accompagnava in partita dicendogli: «Limita i tiri da 3». Ci prova solo una volta (perchè?) e fa canestro. Il resto del fatturato è da 2, reattivo a rimbalzo. Ma deve tornare ad essere il «bombarolo» che ben conosciamo.

LOSCHI 6.5 In una serata di disertori lui risponde presente rimanendo sempre nel cuore della battaglia: da un lato all’altro del campo, Fede c’è. E con Brownlee è lui a suonare la carica nel momento della rimonta fino al -1 che meritava miglior sorte.

PASSERA 4 Serataccia. Il suo avversario, Piazza Alessandro scuola Fortitudo Bologna, ha una vipera in tasca e gli fa iniettare il veleno che prima lo addormenta e poi lo stronca definitivamente. L’1/10 al tiro (con errori spesso puerili, come se avesse per le mani uno scaldabagno) lo fa sprofondare a – 4 di valutazione.

NELSON 4 Non parte in quintetto (solo per gli allenamenti a scartamento ridotto?), prende solo due tiri (un americano, ma scherziamo?), si fa tirare in faccia, i palloni gli passano sopra la testa. Completamente fuori dai giochi di squadra, abulico: -2 di valutazione.

BROWNLEE 7 Per come ce la mette dall’inizio alla fine ha un caffè pagato in perpetuità nei bar di Brescia. Un altra doppia doppia: 17 + 10. Da girone a girone: dalla mancata presenza dell’andata a un ritorno in grande stile. Lui sì, fa l’americano.

AGRIGENTO Evangelisti 6, Williams 8, Chiarastella 7, De Laurentiis 6.5, Saccagi 7, Piazza 9, Udom 6, Dudzinski 8.

cri. tog.