Giornale di Brescia – Centrale sarà il finale
Non esistono vittorie eterne, nello sport si ricomincia sempre da capo. Marzo, mese pazzo, ha sconvolto alcune certezze che la Centrale aveva iniziato ad accumulare da ottobre come una paziente formichina. Si è messa a cicaleggiare la squadra di Diana e, ammettiamolo, quest’anno non eravamo proprio abituati a una serie aperta di due sconfitte consecutive senza aprire degli interrogativi. Il ritorno in campo in campionato ad Agrigento non ha spazzato via alcuni dubbi che erano emersi nella semifinale di Coppa Italia a Rimini con Ferentino. Anzi, li ha ingigantiti. In sala stampa, nella pancia del PalaMoncada, Diana ha parlato di «fame, attenzioni e motivazioni che non possono mai venire meno se si vogliono vincere le partite». L’ha fatto rispondendo a una domanda sulla Fortitudo siciliana, ma è sembrato tanto un messaggio subliminale per i suoi. E in effetti questo è ciò che è mancato alla Centrale del latte nelle ultime due uscite: quella determinazione feroce, quella voglia di stupire che l’ha trasformata da una squadra oggettivamente normale in un gruppo straordinario capace di andare oltre ogni aspettativa. A fine estate, visto il roster, si fantasticava su un obiettivo ragionevole tra il sesto e l’ottavo posto, a tre turni dal termine manca invece una sola vittoria per chiudere secondi la regular season. La lingua sanguina mentre lo diciamo, le dita s’inceppano sul pc, ma il primo posto è meritatamente appannaggio di Verona. Brescia può e deve chiudere seconda. Basterà regolare quel che resta di Napoli sabato prossimo, vigilia di Pasqua, al San Filippo. Ad Agrigento la differenza è stata fatta dall’intensità difensiva dal primo all’ultimo secondo messa sul parquet dai padroni di casa, capaci di battere Brescia su quello che fino a poco fa era il suo terreno di caccia preferito: il gioco in transizione. Entrando nei singoli, non ci era ancora capitato di vedere in giornata no entrambi i play (è bastato il piccolo Piazza per mettere fuori combattimento Fernandez e Passera) mentre quello che sta succedendo a Nelson non può più essere catalogato come un problema passeggero. Sicuri di poter fare strada con un americano che non fa canestro nei play off? Le regole non vengono in aiuto: tagliandolo si potrebbe tesserare «solo» un comunitario che non ha ancora giocato in Italia. Intanto, per la prossima stagione, se Fernandez avrà sirene dalla serie A (nonostante abbia un altro anno di contratto), piace Laquintana, a Biella ma di proprietà Capo d’Orlando.
Cristiano Tognoli