Bresciaoggi – Centrale» ora basta tenere la casa in ordin
La grande paura è passata. E come dice Andrea Diana «la cosa più bella di gara-5 è stata la nostra capacità di trasformare la nostra paura in energia positiva». Sì, perché per la prima volta in stagione, in una partita secca, Brescia ha mostrato la propria pallacanestro, senza fronzoli, fatta di sacrificio difensivo e di concretezza in attacco. Resta ancora qualche piccola sbavatura (leggasi «americanata») che però fa parte del cammino evolutivo di qualsiasi squadra: mentalmente a pezzi dopo il percorso inverso di gara-3 e gara-4, Brescia ha affilato le unghie da vera leonessa dei canestri, e si è presa la qualificazione alle semifinali play-off davanti al suo pubblico, in casa propria. Un risultato che certifica l’altro, quello di uno straordinario secondo posto in classifica e che rischiava di essere compromesso in caso di mancato passaggio alle semifinali: perché le aspettative dentro e fuori dal parquet erano di arrivare almeno al secondo turno di play-off, e così è stato. Non ci fosse riuscita, Brescia si sarebbe dovuta leccare le ferite: così non è stato e forse, alla fine, è stato quasi meglio che la qualificazione sia arrivata in questa maniera. Perché la prova di mercoledì sera ha riconciliato tutto l’ambiente con la squadra biancazzurra, che da fuori in gara-2 e in gara-4 aveva mostrato limiti che avevano spaventato. Sia chiaro che l’avversario, Trieste, ha disputato dei play-off irripetibili e del tutto inaspettati: ma dev’essere altrettanto chiaro che Brescia aveva bisogno di una scossa, di uno schiaffo che l’aiutasse a tornare quella macchina da vittorie che tra dicembre e febbraio aveva fatto furore, salvo affievolirsi in fase primaverile, cedendo malamente alle prove del 9 che le erano capitate. Adesso si aprono scenari interessanti: la Centrale del Latte, dopo l’eliminazione di Verona, è testa di serie numero 1, vale a dire che sia in semifinale che in un’eventuale finale, il fattore campo sarebbe dalla parte della squadra della presidente Graziella Bragaglio. In teoria basterebbe non perdere mai in casa per arrivare a quel risultato in cui tanti credono, ma che nessuno nomina: un po’ per scaramanzia, un po’ perché le domande che la gente normalmente si fa portano alla conclusione che una A2 di livello è pur sempre meglio che una serie A con problemi logistici (e non solo) non indifferenti: «Di questo ci occuperemo a tempo debito -fa sapere la società dalla bocca della presidente Bragaglio -. Ora vogliamo divertirci e andare avanti il più possibile». Anche se le notizie che trapelano sull’inizio dei lavori di ristrutturazione dell’Eib sembrano essere positive: «Siamo cauti: ma sembra che le promesse verranno mantenute». Intanto Brescia continua a giocare nel suo fortino, dove in questa stagione sono passate solo Verona (al termine di una gara tesa e nervosa) e Trapani, in una serata in cui non c’era effettivamente nulla in palio. Nella propria casa, piccola, inadeguata per la categoria, Brescia sogna comunque in grande: e forse è proprio questa casa a essere un valore aggiunto. E vincendo sempre al «San Filippo» la Centrale del Latte Brescia potrebbe spiccare il grande salto. Quello con la A maiuscola.
Alberto Banzola