Finali Under 15 Eccellenza: diario di un viaggio indimenticabile
Non sempre mettersi una medaglia al collo vuol dire raggiungere il traguardo finale, quello per cui tutti sono pronti a osannarti e portarti in trionfo. Ci sono viaggi indimenticabili, percorsi che lasciano il segno nei protagonisti che li vivono e che valgono molto di più del semplice risultato sportivo.
Nessuno dei ragazzi che compongono la squadra Under 15 targata L&L dimenticherà mai di aver preso parte alla spedizione che ha partecipato alle Finali Nazionali di Roseto degli Abruzzi, la prima finale del loro giovane percorso raggiunta in un campionato di eccellenza al primo tentativo.
Molti ancora non si rendevano conto del traguardo raggiunto dopo le gare del Torneo Interzona di Senigallia, con quel boato di gioia liberatorio dopo la sconfitta con San Lazzaro, un risultato che sembrava aver messo in discussione le speranze di entrare tra le migliori 16 del nostro campionato.
E invece nell’ultima domenica di maggio i nostri giovani erano lì, pronti alla partenza verso quelle finali che rappresentavano il meritato premio per mille fatiche settimanali e mille battaglie stagionali, vinte imparando a conoscersi, ad aiutarsi e a rialzarsi persino nei momenti più duri, quelli in cui le energie vengono meno e sembra che basti un soffio a sgretolare quel fortino così duramente costruito.
Forse neanche loro sapevano quello che li avrebbe aspettati a Roseto, ma la voglia di scalare le montagne più alte e accettare sfide quasi impossibili ha trasformato ogni momento del viaggio in pura adrenalina, come se ogni partita fosse l’ultima occasione per correre uniti verso la meta.
A pochi momenti dalla prima palla a due, all’uscita dagli spogliatoi non servono più di dieci parole del coach per accendere la luce negli occhi dei giovani leoni, che appena usciti dalla gabbia non desiderano altro che azzannare i propri avversari: e nonostante l’esordio giochi sempre dei brutti scherzi, con la tensione che fa spesso tremare le mani e annebbia la lucidità delle decisioni, la verve di Forlì non basta per fermare l’energia bresciana, che nella ripresa diventa travolgente e permette ai nostri ragazzi di fare proprio il match.
Quella della prima gara è una vittoria che ci fa realizzare perché siamo lì: è questo il posto che ci spetta, perché non abbiamo nulla di meno delle altre protagoniste. E allora ci carichiamo ancora di più, pronti a tornare in campo al più presto per misurarci quanto prima contro gli ostacoli che ci separano dal prossimo obiettivo alla nostra portata.
Petrarca Padova e Don Bosco Trieste non possono nulla di fronte alla voglia della truppa made in Brescia, che trova protagonisti sempre diversi a dare il contributo in quella che inizia a delinearsi come un’impresa, certificata dall’ingresso tra le migliori 8 formazioni italiane.
Il giorno di riposo prima della fase a eliminazione diretta aiuta capitan Faini e compagni a realizzare che il sogno si è trasformato in realtà, che i quarti di finale sono una certezza e che questa squadra non vuole accontentarsi. E così nel derby con Legnano, squadra già affrontata e battuta due volte in stagione, la squadra non si accontenta, nonostante le difficoltà della prima metà di gara, e nella ripresa trova insospettabili energie affinché si concretizzi l’ennesima magia, l’approdo alla semifinale, che vuol dire scrivere il proprio nome sulla griglia del tabellone.
Nel giorno dell’ultimo passo che ci separa dalla partita che vale il tricolore, sin dalla sveglia del mattino la concentrazione è tale da trasformare le parole in lunghi silenzi, i sorrisi in cenni di complicità che servono per far capire che ci siamo, che vogliamo solo allacciarci le scarpe, sentire il calore del tifo e vedere la palla entrare nel fondo della retina.
Quando si scala una montagna, però, a volte arriva il momento in cui la salita è troppo ripida, l’ossigeno inizia a mancare e la vetta svanisce nella nebbia invece di avvicinarsi: per Brescia questa vetta si chiama Stella Azzurra Roma, squadra campione d’Italia in carica: i nostri scalatori anche nel momento più buio riprendono la loro marcia, arrivando a un passo dal conficcare il piccone finale, prima che si scateni la valanga romana che ricaccia indietro tutti i sogni e le speranze bresciane.
Ed allora perché continuare a lottare quando la scalata ormai non è più raggiungibile? Perché rischiare una nuova delusione invece di ritornare alla propria casa e sognare di nuovo quella mèta? Perché i sogni, quelli veri che sin da bambino coltivi ogni giorno per farli diventare realtà, non sei mai disposto a chiuderli in un cassetto e lasciarli lì per sempre. Solo così ci si può spiegare la reazione nella finalina valida per il terzo posto, dove la differenza fisica era la stessa del giorno precedente e le energie residue erano ancora minori.
Il tiro di Naoni che sbatte sul ferro e non ci permette di mettere al collo la medaglia di bronzo non cambia nulla del valore della nostra spedizione, perché quella medaglia i nostri ragazzi l’hanno già vinta, lottando ad armi pari con i migliori. Brescia il suo scudetto lo porterà cucito sul petto, con la consapevolezza di aver dato tutto, dal primo giorno del raduno estivo a quell’ultimo tiro sputato dal ferro, un particolare che vale più di uno stendardo da appendere in palestra.
Questi 15 ragazzi, partiti da Brescia alla volta di un viaggio unico ed indimenticabile, sono il nostro orgoglio, il nostro esempio e la dimostrazione che un sogno, se coltivato giorno dopo giorno, alla fine diventa realtà, nonostante le delusioni e le battute d’arresto che si devono affrontare lungo il proprio cammino.
Ognuno di loro, in fondo, si sente dentro di sé campione.
Questi i nostri eroi: Federico Botti, Santiago Corona, Francesco Agosta, Simone Ferrazzi, Francesco Allieri, Massimo Giudici, Federico Faini, Alessandro Naoni, Francesco Rodella, Alessandro Galli, Giorgio Buizza, Boubacar Ndiaye, Andrea Ionescu, Andrea Villa e Fabian Osmani.
Le loro guide: Gianni Antonelli, Enrico Baresi, Roberto Ferrini, Nicolas Zanco e Zaverio Cigolini.
Foto © Federazione Italiana Pallacanestro