L’AVVERSARIA | Virtus Segafredo Bologna

Rafforzare la rosa di una squadra che è stata capace di conquistare il tricolore al termine di una strepitosa cavalcata nell’ultima postseason non era semplice. Eppure la Virtus Segafredo Bologna di questa stagione appare una squadra ancora più completa e pericolosa di quella che qualche mese fa ha rifilato un secco 4-0 all’Olimpia Milano nella finale dei playoff scudetto.

Le ambizioni del club emiliano sono quelle di approdare nel più breve tempo possibile alla competizione europea più prestigiosa, l’EuroLeague, che i felsinei avrebbero potuto già raggiungere se avessero affrontato lo spareggio con l’UNICS Kazan con un pizzico di bravura e di fortuna in più. Recriminare sul recente passato, però, non serve, così come non serve pensare al corso che si è appena concluso, con l’avvicendamento in panchina tra Sasha Djordjevic e Sergio Scariolo.

L’impressione è che i bianconeri abbiano cercato il meglio che potessero trovare sul mercato per allestire una squadra destinata a competere ai massimi livelli, sia in Italia che in Europa. La scelta di puntare sull’esperto e vincente coach bresciano va proprio in questa direzione, così come quella di permettergli di lavorare con uno staff di alto livello, di cui fa parte Andrea Diana, che nel recente passato è stato sulla panchina della Leonessa per otto lunghe stagioni.

Il roster che era stato capace di arrivare al tricolore è stato ritoccato in gran parte, forse più di quanto fosse lecito attendersi. Le conferme in casa Virtus, però, sono state davvero importanti, a cominciare da quella di Milos Teodosic, che non è azzardato descrivere come il miglior straniero di tutto il campionato, e di Marco Belinelli, che porta alla causa punti ed esperienza inarrivabili.

Accanto alle due stelle della Segafredo, è rimasto in bianconero un plotone di giocatori che nel finale della scorsa stagione ha dimostrato di poter fare realmente la differenza: da Kyle Weems (con 17.7 punti di media a partita è il top scorer della Virtus) ad Amar Alibegovic, da Alessandro Pajola ad Amedeo Tessitori e Awudu Abass, che a Bologna era stato capace di ritagliarsi uno spazio importante ma che ora è fermo ai box per via di un brutto infortunio al ginocchio.

I nuovi volti arrivati alla corte del patron Massimo Zanetti hanno il compito di far fare alla Virtus un ulteriore salto di qualità. Se la sfortuna si è accanita su Ekpe Udoh, che di fatto starà fuori per tutta la stagione, gli altri giocatori approdati a Bologna nel corso dell’estate hanno tutte le capacità per guidare la società verso gli alti traguardi che si è prefissata.

Primo tra tutti, Kevin Hervey, che garantisce alla causa oltre 15 punti di media a partita, dimostrando di essersi adattato perfettamente alla realtà del campionato italiano. Accanto all’ala statunitense, un grande contributo arriva da Isaïa Cordinier, Mouhammadou Jaiteh, Jakarr Sampson, arrivato per sopperire all’assenza di Udoh, e Ty-Shon Alexander, giunto sotto le due torri dopo l’infortunio di Abass.

La Virtus, dunque, ha un drappello di giocatori stranieri che sono destinati a fare la differenza, anche se l’esperienza della scorsa stagione ha dimostrato come spesso e volentieri siano gli italiani del roster a fare la differenza. E così accanto ai già citati Belinelli, Pajola, Abass, Tessitori e Alibegovic quest’anno la Virtus ha puntato su Michele Ruzzier, Marco Ceron (altro ex di giornata) e, soprattutto, Nico Mannion, semplicemente il meglio che il mercato dei giocatori italiano potesse offrire sul mercato. Dopo l’esperienza ai Warriors, il figlio di Pace si è calato nel modo giusto nella sua nuova realtà, sapendo che la Virtus può aprirgli nuovamente la strada verso i traguardi più importanti, come quello del ritorno in NBA. Prima, però, ci sono in palio dei titoli che Mannion e la propria squadra possono provare a mettere in bacheca, avendo tutte le carte in regola per poterlo fare.